La sindrome Czardas

Quando ero una ragazza, molto ma molto tempo fa, ero appassionata di salto ostacoli e cross country.

Lo ammetto. Anche se giuro che con i cavalli che hanno vissuto con me tutta la loro vita c’era una complicità totale e, in alcuni casi, un grande divertimento a fare le gare insieme. Così come passeggiare in riva al mare oppure brucare sul limite della laguna. In quegli anni abitavo al Lido di Venezia: mare e laguna erano le mete delle mie passeggiate con equino e cane al seguito.

Un giorno incontrai un puledrone ungherese che non voleva nessuno. Grande, bello, grosso, baio. E di enormi potenzialità. A 4 anni era in grado, con un colpo di reni, di saltare un ostacolo da 1 metro e 50 centimetri. E lo faceva per sfida. Continua. Appena vedeva un ostacolo, con o senza cavaliere in groppa, gli si lanciava contro al galoppo e lo superava.

Czardas2_Fotor

Poi sgroppava allegro e metteva la testa fra le gambe.

Czardas era un saltatore nato. Con un talento naturale e una potenza non comune.

Restò con noi fino a distruggermi. Con lui mi ruppi una spalla. Feci una commozione cerebrale. E rotolai nella polvere e nel fango centinaia di volte. Troppo potente era Czardas per una ragazzina. Non sapeva dosare le sue forze e il suo talento e prendeva il volo appena poteva.

Czardas_FotorNon solo. Non sopportava che altri gli salissero in sella. In un paio d’anni Czardas ha disarcionato, con il suo potente colpo di reni, tutti gli istruttori e i migliori cavalieri del Nord Est. Nessuno gli resisteva in sella. Perché lui non voleva nessuno. Distruggeva. Metteva le sue grandi potenzialità al servizio di un inutile furore.

Perché nessuno di quegli istruttori che cercarono di montarlo aveva mai provato a domarlo, a usare il frustino o gli speroni. Era vietato. Perché io non sarei mai stata d’accordo. Czardas andava preso con le buone.

Ma a lui la mia mediazione non bastava mai.

Alle sue grandi potenzialità, al suo talento naturale, alla sua ambizione (quando suonava la campanella dei concorsi partiva come un razzo) fu risposto con la parola fine. Fine dei giochi. Fine dei concorsi. Fine dei salti. Troppo pericoloso.

Ogni volta che incontro una giovane donna o un giovane uomo di grandi potenzialità creative e professionali ma dal carattere impossibile, ripenso al magnifico ungherese.

Ogni volta che vedo talento e passione che non riescono a essere indirizzate verso un prodotto o un progetto finale, ma che finiscono per scontrarsi contro la propria ambizione e arroganza….beh, in quei casi mi viene in mente il mio povero e amato Czardas.

Quanto spreco di talento e passione sull’altare dell’arroganza e del sentirsi superiori a tutti.

4 commenti Aggiungi il tuo

  1. sayurio ha detto:

    Bellissima storia????

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  2. paulinawar ha detto:

    Bravo Czardas!! Libero come dovrebbero essere tutti i cavalli !
    W i ribelli

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  3. zoelagatta-d ha detto:

    Mah…Paulina. Penso che Czardas abbia perso uno dei suoi divertimenti: il salto. E’ stato comunque un cavallo fortunato. Ma se avesse incontrato altri umani, la sua sorte sarebbe stata segnata. Ho amato la sua ribellione. Ma la sua incapacità di dosare la grande forza che aveva…avrebbe potuto essere letale. Lo ricordo con molto affetto e un tantino di rabbia per non essere riuscita a farmi capire del tutto.

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  4. zoelagatta-d ha detto:

    p.s. non so se notate l’altezza del recinto….a prova di salto!

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