Un giorno da allevatore…nel dolore nelle mucche

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L’ipocrisia nei confronti degli animali, e di ciò che nasconde la nostra alimentazione, non ha limite.

Prendete la Coldiretti. La più grossa associazione di agricoltori e allevatori promuove per oggi (meteo permettendo) Un giorno da allevatore, la più grande mungitura pubblica mai realizzata in Italia”. Ovvero:  mungitura pubblica in diverse piazze d’Italia (compresa sembra piazza San Marco a Venezia: ma qui le associazioni animaliste hanno chiesto al Comune di revocare l’autorizzazione) con il sostegno di numerose sigle politiche e associazioni, per difendere la filiera produttiva del latte italiano.

La trasferta costringerà decine di mucche ad essere caricate a forza sui camion e trasportate nei centri urbani, sottoposte per lunghe ore al chiasso dei manifestanti, esposte alla folla cittadina come fossero fenomeni da baraccone e, come se non bastasse, avvicinate, probabilmente toccate e munte da chissà quante mani curiose.

mucche

La Lav non ha mezzi termini: questa, dice, è  un’iniziativa per fare marketing della sofferenza.

“Esistono delle leggi ben chiare in proposito – sottolinea Roberto Bennati, vicepresidente della LAV – in particolare l’art. 544 quater del codice penale che vieta le manifestazioni che comportano strazio o sevizie per gli animali e abbraccia tutte le figure che concorrono a qualunque titolo ad organizzare, coordinare, sostenere, pubblicizzare tali eventi. Come è possibile far camminare delle mucche su pavimenti di materiale scivoloso e come è possibile gestire lo stress causato dai rumori e dagli stimoli di una città?”

Coldiretti sembra non voler vedere che la crisi della filiera, con costi alti per i consumatori e prezzi bassi per i produttori, è il risultato di un sistema produttivo ultraintensivo mai messo in discussione nemmeno dagli stessi allevatori.

Un sistema che mette il profitto al di sopra della vita, umana ed animale. “Non è certo con il marketing di piazza“, dice la Lav, ” che si risolve la crisi, specie se si tratta del marketing della sofferenza.”

Coldiretti porta in piazza le mucche e non porta i consumatori negli allevamenti.

mucche

Perché nessuno di noi che mangia carne e formaggi e beve latte, si renda conto delle sofferenze che le mucche vivono ogni giorno della loro vita negli allevamenti.

Nella stragrande maggioranza non sono le mucche libere e felici che corrono nei prati (quelle che ci mostra la pubblicità) ma animali che passano la propria breve vita in stalla, spesso sempre legati con le catene al collo, su pavimenti che lesionano le zampe, senza camminare mai e solo per poco, le più fortunate, potersi distendere.

Nessuno oggi in quelle piazze vi dirà mai che negli allevamenti intensivi  le mucche sono normalmente costrette a partorire un vitello l’anno; che   allattano e sono incinte contemporaneamente per circa sette mesi; che questo sovra sfruttamento farà sì che dopo aver partorito circa 2-4 vitelli le mucche inizino ad accusare problemi di salute cronici, o sterilità, diventando “mucche da riforma” e vengano mandate al macello; che i loro figli saranno destinati anch’essi alla produzione di latte o alla macellazione; che a causa dell’alta produzione di latte cui sono costrette, le mammelle sono così pesanti che il peso incide considerevolmente sulle zampe posteriori, danneggiandole gravemente e provocando zoppie; che queste zoppie sono dovute anche alle condizioni di detenzione, in poste anguste e spesso a contatto con i canali di scorrimento dei reflui; che un’altra patologia frequente delle mucche da latte è l’insorgenza di mastiti,dolorosa infezione batterica delle mammelle le cui cause principali sono costituite dalle macchine per la mungitura automatica e dalle condizioni igieniche degli allevamenti; che ogni anno vengono utilizzate milioni di dosi di antibiotici (spesso penicillina) per curare questa patologia, con enormi costi finanziari e di salute per il consumatore.

Ma quello che davvero non è quantificabile è il costo in dolore e sofferenza degli animali.

E’ davvero questa la filiera che vogliamo difendere?

Un commento Aggiungi il tuo

  1. gattamarilena ha detto:

    Ho appena commentato quest’ennesima crudeltà sul sito di GEAPRESS e anche qui ribadisco tutta la mia disapprovazione. Queste creature hanno già una triste vita e una fine ancora più triste, che senso ha sottoporle ancora a questa soffrenza?

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