Nati per morire: i crimini dei tempi di pace

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Due studiosi scavano nei crimini in tempo di pace. Nella questione animale e nell‘ideologia del dominio. Nei non luoghi della violenza contro gli animali. In una guerra che coinvolge l’animale-umano come carnefice ma anche come vittima. Più o meno consapevole.

Massimo Filippi, docente di neurologia che da anni studia gli aspetti politici e filosofici dell’oppressione animale, e Filippo Trasatti filosofo della questione animale, firmano un libro difficile, duro, spietato, in cui il macello, il mattatoio è un po’ il luogo simbolo dell’orrore sotto anestesia. Ma al tempo stesso questo è un libro pieno di conoscenza e pure speranza.

Perfino di bellezza.Nel chiedere sotto traccia quel passo “oltre” che l’animale umano deve compiere per ritrovarsi un giorno specie fra specie e ricostruire un futuro degno di vita per tutte le creature che abitano questo mondo dall’infelicità oscurata e nascosta.

Come avvertono Trasatti e Filippi, non un libro sugli animali, ma un libro per gli animali.

untitled“Crimini in tempo di pace” segue le tracce dell’orrore. Quello della condizione in cui vivono e muoiono ogni giorno milioni di animali. Un orrore in cui viene portato alla luce il nesso intimo  fra sfruttamento animale e sfruttamento umano. E sfruttamento di genere, aggiungerei io.

Il libro parte da un dipinto di Lorenzo Lotto (L’Annunciazione), passa per la “bontà illogica che travalica i confini di specie” di Vasilij Grossman, fornisce numeri da brivido (“…la popolazione dei non umani destinata al consumo alimentare è passata dai 9 miliardi del 1970 ai 26,7 miliardi del 2010”), racconta la non-vita di miliardi di non umani che non sono nati e che poi moriranno, ma che sono nati per morire, affronta la questione olocausto e sterminio animale, smentisce il mito della “carne felice”.

Un lungo percorso, corredato da una bibliografia da conservare con cura, per farci scoprire che “quello che chiamiamo ostinatamente e ottusamente il mondo, è in realtà un insieme di mondi tra loro variamente intrecciati; che non esiste solo la nostra prospettiva, ma prospettive infinite che si costituiscono a partire dalle innumerevoli forme, sensibilità e movimenti dei corpi animali”.

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