Romania, Europa

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Non avevo titolo per questo post. E ho anche pensato molto se pubblicare o meno. Sbattere in faccia la morte, la sofferenza, l’orrore è spesso un’azione troppo forte. Non sempre necessaria.

Poi, come ho trovato io la forza di scendere dall’auto, avvicinarmi a quel traliccio, prendere in mano la macchina fotografica e ritrarre quella povera creatura, mentre lo stomaco mi si contorceva e le lacrime mi annebbiavano il cuore e non solo la vista, ho pensato che dovevo qualcosa a questo cane. Gli dovevo questa immagine e questo post. In memoria.

cane_appeso

Solo se troviamo il coraggio di guardare in faccia l’orrore, solo non volgendo la testa di fronte alle sofferenze di ogni anima, forse possiamo pensare di andare oltre. Verso un altro mondo possibile. Perfino in questa Romania che è parte integrante dell’Europa.

L’abbiamo trovato questa mattina, dopo essere stati al centro di sterilizzazione Save the Dogs di Medgidia, una cittadina di 50mila abitanti dopo Cernavoda, sulla strada per Costanza, uno dei luoghi più poveri della Romania. Povero e abbandonato dal mondo. E forse anche da Dio.

L’abbiamo visto mentre una vecchia cana grigia dalle mille gravidanze ci aveva quasi distratto. E invece lui era lì, appeso per un piede a un traliccio dell’elettricità.

L’avevano appeso da vivo, poi torturato, poi finito forse con un brutale tiro a segno.

Lui che era un grosso meticcio color miele, che per tutta la sua breve vita era vissuto di espedienti vagando di strada in strada in questo quartiere dove neppure ai bambini viene concessa un’assistenza sanitaria e sociale degna di questo nome. Dove non c’è Croce Rossa che intervenga, dove solo un’associazione animalista come Save the Dogs viene per distribuire viveri, vestiti, medicine e al tempo stesso soccorrere i randagi,

Un luogo lontano dall’Europa centinaia di migliaia di chilometri di spazio e di tempo.

I veterinari di Save the Dogs hanno tagliato quella maledetta corda e hanno adagiato quel corpo senza vita  per terra. Increduli anche loro. L’anima era già volata via quando l’hanno avvolto in un telo e portato al Centro da dove sarà trasportato altrove per essere incenerito.

Mentre tornavamo verso Cernavoda, Sara Turetta – anima e presidente di Save the Dogs, unica animalista in Italia ad aver ricevuto il titolo di Cavaliere del lavoro – mi dice: “Hai capito perché dopo dieci anni ogni tanto mi sembra di impazzire?”.

L’ho guardata e l’ho abbracciata forte.

5 commenti Aggiungi il tuo

  1. julia_04 ha detto:

    L’immagine e il racconto, è vero, fanno malissimo. Chi sostiene Sara e Savethedogs, dovrebbe sapere che prima o poi, accanto ai traguardi raggiunti e alle sfide combattute e vinte,arriva di nuovo qualcosa a tranciarti il respiro. Oggi guardavo il bosco dietro casa mia e pensavo nella quiete assoluta, quanto sia dissacrante un atto così barbarico, quanta speranza toglie in un velocissimo istante.Eppure bisogna continuare ad occuparsi, a preoccuparsi che ci sia il prima possibile una fine a tutto questo delirante infierire.Un grazie per la testimonianza.

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  2. Macri Puricelli ha detto:

    Sì, hai ragione Julia. Bisogna continuare a occuparsi e a preoccuparsi. Perché di strada da fare ce ne è ancora moltissima, ma altrettanta è stata fatta. Grazie.

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