Oltre la vivisezione, oltre Green Hill

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Cover_GreenHill.inddOltre due milioni e seicentomila animali sono stati utilizzati in Italia dal 2007 al 2009.

Undici milioni e mezzo quelli sacrificati ogni anno nel 28 paesi dell’Unione europea. 115 milioni quelli che ogni 365 giorni vengono torturati e uccisi nei labortatori di tutto il mondo.

Fino a qualche anno fa era tabù parlare di vivisezione. La sperimentazione sugli animali era un mondo inscalfibile, una lobby potentissima che pochi avevano il coraggio di affrontare e contraddire.

Poi, nel 2012 c’è stato GreenHill. Ci sono state la bellissima mobilitazione, i presidi continui sulla collina di Montichiari, le denunce, il sequestro, la libertà, gli affidi, il processo.

La storia di Green Hill, dal punto di vista giudiziario, non è ancora chiusa. Anche se molti degli affidatari in questi giorni hanno firmato la definitiva adozione del proprio cane e scritto la parola fine alla propria personale avventura.

Green Hill è stato il punto di svolta nella lotta contro la vivizesione. Non solo per l’Italia ma per tutto il mondo. Ma il cammino è ancora lunghissimo.

Lo racconta, con dati, testimonianze, riflessioni, il libro che Gianluca Felicetti e Michela Kuan hanno pubblicato per Sonda, Oltre il filo spinato di Green Hill. La vivisezione esiste ancora. Come e perché superarla”.

Felicetti, presidente Lav dal 2006, e Kuan, biologa e responsabile dal 2007 del settore vivisezione della Lav, sono due attivisti e studiosi che della lotta contro la sperimentazione animale hanno fatto una ragione di vita.

Questo libro, il cui titolo non riesce a dar conto della miniera di informazioni e conoscenza che scorre nelle sue pagine, rilancia la partita.

Oltre quella collina maledetta. E pure oltre la vivisezione. Offrendo un manuale a chi già sa e anche a chi vuole sapere. Spaziando dalle questioni etiche alla validità scientifica del metodo, dallo sfruttamento dei più deboli alle minacce occulte alla nostra salute.

Ricordandoci anche alcune cose che sono sotto gli occhi di tutti. Come l’obbligo, in tutti i paesi, a sottoporre i farmaci alla sperimentazione umana dopo quella animale. Prova che quest’ultima non deve essere proprio efficace.

Se proprio la nostra personale etica non ci convince a rinunciare a far soffrire creature senzienti per un ipotetico progresso della scienza, ci riescano almeno quei numeri e quelle morti (umane) che sanciscono il fallimento di ogni sperimentazione animale .

Prendete questo dato: in Europa, come negli Stati Uniti, le morti per reazioni ai farmaci sono ogni anno fra 200 e 300mila. In più, il 40% dei farmaci o non è efficace oppure causa effetti collaterali.

A riprova che la sperimentazione animale non solo è dannosa e crudele, ma anche inutiule, è il continuo crescere dei test su cavie umane. Anche su questo tema, il libro offre dati e spunti di riflessione.

A cominciare dal raddoppio dei test clinici su uomini e donne, per lo più disperati, dal 1995 al 2005. Per proseguire con l’ inchiesta del quotidiano inglese Independent che ha rivelato che in India, fra il 2007 e il 2010, sono morte 1700 persone nel corso e dopo le sperimentazioni.

Le alternative alla sperimentazione animale (e umana) ci sono. E cominciano anche ad arrivare i finanziamenti per consolidarle.

Mentre l’Italia continua a destinare l’84% dei fondi a studi con animali, il giro d’affari sui test in vitro (una delle alternative possibili) nel mondo ha superato i 49 milioni di dollari e si stima che nel 2017 arrivi a quota 69. E in Germania il Governo ha stanziato 50 milioni di euro per sviluppare un modello artificiale di fegato.

“Continuare a sperimentare sugli animali”, scrivono Felicetti e Kuan, “non solo non salverà l’uomo ma ritarderà la scoperta di cure per le malattie che affliggono la nostra specie”.

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