Keia se ne è andata. In punta di piedi come è vissuta.
Keia era una labrador ed è morta a 16 anni e mezzo. Fortunatamente ha sofferto solo due giorni: giovedì ha smesso di mangiare, venerdì di bere, sabato mattina è andata in coma e nel primo pomeriggio è stata accompagnata verso la sua nuova vita.
Keia era il cane di mia cognata Micaela, morta a 62 anni di cancro, nell’agosto 2015. Persa la sua mamma, Keia prima aveva vissuto a casa di un amico poi era venuta a vivere con me. Piano a piano le sue condizioni di vecchietta le hanno impedito di correre, giocare con altri cani e di tenersi pulita. Nell’ultimo anno di vita è stata quasi sempre incontinente.
Nonostante avesse vissuto sempre dentro casa, aveva amato l’idea di poter star fuori all’aperto notte e giorno. Così come di passeggiare per i campi assieme a Vanda, la boxer, o incrociare pericolosamente le gambe delle cavalle e dell’asina Rosa che presto avevano imparato a non farle del male.

Durante la sua ultima settimana di vita io ero via e lei era affidata alle cure attente e amorevoli di Jana, la mia vicina.
Fino a mercoledì è andato tutto bene, giovedì ha iniziato a essere pigra e a non voler passeggiare. Venerdì, quando sono tornata, mi ha guardato attenta e mi ha abbaiato più volte. Ma già non riusciva a tirarsi su dalla cuccia. Sabato mattina ancora per un paio di volte ha sollevato la testa nella mia direzione abbaiando sommessamente. Poi, fine. Testa a penzoloni, zampe anteriori e posteriori composte in una mortale rigidità.
L’abbiamo sepolta accanto ai suoi amici, Emma e Vittorio. All’ombra di una maonia che in questi giorni rischiara l’inverno in arrivo con i suoi fiori giallo sole.
Keia riposa lì in compagnia. Keia mi ha aspettato per morire.