Nella pianura padana, la presenza dell’Ibis Sacro sta diventando costante, assidua, generosa.
Li incontri nella bassa bresciana, lungo il fiume Oglio. Li ritrovi nelle valli del Mincio, nel mantovano. E ancora nella bassa veronese.
Ora questo curioso uccello è arrivato anche alle Cave Gaggio di Marcon, a due passi dalla laguna di venezia, gestita eroicamente dalla LIPU veneziana da quasi trent’anni, e che anche in questo caso si conferma ancora uno scrigno di biodiversità e un luogo, tra i migliori, per fare fotografie e birdwatching nel veneziano.
Sono comparso proprio in questi giorni questi splendidi esemplari di ibis sacro, Threskiornis eathiopicus.

Come spiegano gli ornitologi della Lipu veneziana, l’ibis sacro è una specie controversa. Se da un lato, è un grande animale molto vistoso e elegante con il suo piumaggio bianco e nero e il curioso becco lungo e ricurvo, dall’altro è una specie di origine afrotropicale alloctona (contrario di autoctona) nel continente europeo e anche in Italia.
E’ stata classificata nidificante naturalizzata in Italia soltanto negli ultimi anni con appunto la presenza in pianura padana lungo l’asta del Po e nelle macro aree umide costiere.
In suo arrivo in libertà in Europa lo si deve ad alcune fughe da voliere o parchi della Francia. In Italia, in questi ultimi anni, la sua popolazione si è espansa secondo due direttive principali: dall’asta del Po nella pianura padana e nella fascia costiera alto adriatica in Veneto.
Dapprima tale espansione ha interessato la laguna di Venezia. L’anno scorso infatti una decina di esemplari sono rimasti vari giorni davanti a San Giuliano, nell’omonima isola. In questi giorni invece volano nella Laguna di Caorle e in alcune aree interne.

L’Ibis Sacro desta particolare attenzione da parte dello staff scientifico dell’oasi di Gaggio e dei volontari, perché è un abile predatore di anfibi, rettili, pesci e pulcini di uccelli. E’ necessario, quando si può, monitorarla con attenzione anche perché a Gaggio hanno trovato una casa sicura alcune specie di anfibi rari di alto interesse conservazionistico che potrebbero essere predate proprio dall’ibis.
Quello che è certo è che ancora una volta l’oasi delle cave di Gaggio a Marcon si è rivelata una tappa importante negli spostamenti degli uccelli. Da molti decenni ormai le poche aree umide della pianura veneta e lombarda fungono da veri e propri autogrill lungo i percorsi migratori degli uccelli. Queste stesse oasi “nel deserto” ultimamente sono scelte da molti uccelli anche per insediarvisi in modo stabile.
La scarsità di queste aree fa sì che le si debba difendere in tutti i modi per garantire alla biodiversità di trovare delle zone da cui poi irradiare verso i territori limitrofi con enormi ricadute benefiche su questi.