Il Mynas dalle ali nere (Acridotheres melanopterus) è un elegante uccellino dalla strabilianti doti canore. E’ originario dell’isola di Java, in Indonesia. Dal 1979 dovrebbe essere protetto da una legge che ne vieta la cattura e la commercializzazione.
Per quel suo canto è oggetto di tali predazioni che rischia di sparire del sempre. Si stima che meno di 500 mynas dalle ali nere rimangono in natura. Tutti gli altri sono stati catturati e venduti. E a caro prezzo. Nel 2014 ne vennero trovati tre in vendita in un negozio di Jakarta al prezzo di 220 dollari l’uno.
Dopo quell’anno i prezzi sono scesi attestandosi fra i 140 dollari, pari al 75% dello stipendio medio mensile di un lavoratore indonesiano, e gli 85 dollari.
I ricercatori stimano che solo in 7 mercati di Java, ogni anno vengano venduti fra i 1300 e 2300 mynas per un valore al dettaglio di circa 170.000 dollari. E che almeno 40mila di questi uccelli, in parte anche nati in cattività e incroci con altre specie di mynas, oggi siano in gabbia in case private.
Il commercio illegale di uccelli da gabbia è sempre più riconosciuto come uno dei principali ostacoli alla sopravvivenza di un gran numero di uccelli canori. E non solo.
Le foreste asiatiche potrebbero davvero smettere di ‘cantare’. Colpa dei mercati del Sud-est Asiatico in cui si vendono gli uccelli canori, acquistati per diventare animali domestici, partecipare a gare di canto, perché sono uno status symbol o per essere utilizzati come medicina tradizionale o cibo.
Sei le specie simbolo dei piccoli uccelli canori del Sud-est Asiatico a rischio estinzione, tra cui lo storno di Bali di cui, allo stato selvatico, non restano che 50 esemplari che sopravvivono grazie a continue reintroduzioni da parte di centri di conservazione. Ma anche il merlo parlante maggiore e la gazza verde coda corta.
Fra i numerosi studiosi che animeranno l’annuale convegno sulla conservazione delle specie, dal 4 al 6 ottobre al Parco Natura Viva di Bussolengo, nel veronese, Simon Bruslund è forse quello più interessante.
Bruslund è l’anima europea della campagna europea Silent Forest contro il contrabbando di uccelli canori in Asia alla quale partecipa anche il Parco veronese.
Sarebbe bello sentire la sua voce levarsi anche in difesa dei nostri uccellini canori. Perché prima o poi potrebbero finire come i loro cugini asiatici.
Prima fra tutte la dolcissima allodola la cui popolazione in Europa è diminuite del 50%.
Non le rinchiudono nelle gabbie, no. Ogni anno in Italia ne vengono uccise quasi 2 milioni, abbattute con cartucce più grandi di loro.