Goran cammina. Con passo sicuro e tranquillità invidiabile si prepara ad arrivare a Venezia. La laguna a destra e a sinistra. I binari del treno sulla destra. Le auto che corrono in doppia corsia.
Nulla lo inquieta, nulla scalfisce il suo passo lento e sicuro. Goran affronta gli ultimi chilometri che lo separano dal centro storico veneziano con la stessa facilità con cui ha percorso centinaia e centinaia di chilometri. Fra strade trafficate e passi di montagna. Sentieri sterrati e cavalcavia.
Dalla Slovacchia alla Francia e ritorno. Dalla Slovacchia all’Austria passando per la Svizzera. Poi l’Italia. Dal confine di Tarvisio in giù, verso il mare.
Goran è un castrone baio alto un metro e settanta al garrese. E’ un incrocio creativo e dolcissimo fra un purosangue inglese e un mix di razze locali della Slovacchia. Ha 14 anni e nonostante i suoi chilometri quotidiani è in ottima forma. Forse solo un po’ rigido sugli anteriori.
Da 13 anni ogni giorno della sua vita Goran lo trascorre con Olga. A casa o in giro per l’Europa.
Una coppia particolare e affiatatissima che in una delle poche calde giornate di questa estate autunnale si è materializzata alle porte di Venezia. Là dove la strada finisce e inizia la laguna.
Goran e Olga sono arrivati tutti e due a piedi. Lei, slovacca di 43 anni, in pantaloncini corti di jeans, scarponcini da camminata, maglietta violetta stinta, cappello in testa e capelli biondi sulle spalle.
Lui con 60 chilogrammi di bagagli sulla groppa fra tenda, sacco a pelo, avena, biscotti, acqua.
Olga precede e Goran segue docile alla longia. Stanno camminando così da quasi due anni. Ogni meta si trasforma in un luogo da cui ripartire. Nessun paese sembra un porto sicuro.
Olga e Goran non sono due turisti. Sono due migranti alla ricerca di lavoro.
Il passaggio veneziano – dove i vigili comunali hanno avuto il ridicolo coraggio di fare una multa (mai consegnata, ma divulgata alla stampa locale e nazionale) per aver intralciato il traffico e per aver sporcato la strada – è stato poco più di un divertissement.
Un’eccentrica variazione di percorso. L’occasione per farsi una foto nella città più famosa del mondo, dove ai tempi della Serenissima i cavalli galoppavano lungo calli e campielli e attraversavano i canali su ponti senza sponde.
Ma ora, anche i cavalli Venezia non vuole più. Guidati dai solerti vigili, Olga e Goran hanno fatto dietro front. Di nuovo lungo il ponte che collega la laguna alla terraferma. Per riprendere il viaggio, sotto gli occhi stupiti di turisti e pendolari motorizzati.
Li ho incontrati nel pieno centro di Mestre dove Olga ha avuto la bella idea di fermarsi a fare la spesa a un supermercato. Mentre i passanti non credevano a quel che vedevano, ha legato Goran a un lampione della luce ed è andata a comprare un po’ d’acqua e corn flakes per l’amico equino.
Goran non ha mosso ciglio. E’ rimasto lì in attesa della compagna con le orecchie puntate sulla porta del supermercato. Erano entrambi visibilmente stanchi.
Così la rete degli appassionati si è messa in moto per trovare un posto sicuro dove la coppia potesse riposare qualche giorno. Le ipotesi erano tante ma escludendo l’uso del trailer (Goran non ci è mai salito) quelle concrete erano quasi inesistenti.
Ma i cavalli raminghi e i loro compagni di vita hanno angeli pieni di attenzione che li proteggono dal cielo. Così, mentre si ragionava sul da farsi brucando in un’aiuola spartitraffico ai piedi di un cavalca ferroviario, un distinto veneziano si è materializzato offrendo erba, fieno, box, acqua e compagnia a pochi chilometri da dove eravamo, fra Mestre e Spinea.
Fra quattro asini e una cavalla, Olga e Goran hanno trascorso tre giorni di riposo. Qui li ho incontrati il giorno dopo e qui li ho lasciati al loro destino vagabondo.
Olga sta girando l’Europa perché vuole trovare un lavoro vero con e per i cavalli. In Slovacchia le scuderie sono troppo piccole e a conduzione familiare. Non hanno bisogno di una groom esperta.
Così con Goran, sempre a piedi, nel 2013 ha raggiunto la Francia. Venti settimane di cammino di andata e altrettante di ritorno. Pochi mesi di sosta e poi di nuovo in marcia verso casa: di lavoro lì ne avevano trovato solo nero e poco, racconta Olga.
All’inizio del 2014 si sono rimessi in viaggio. In Svizzera non hanno trovato nulla.
In Austria si sono fermati a lavorare giusto il tempo per raccimolare i soldi per rimettersi in cammino e raggiungere Bussolengo, in provincia di Verona, dove un amico di Olga li aiuterà a trovare lavoro e, forse, a fermarsi.
Che bellissima storia, auguro di tutto cuore a Olga e Goran di trovare qui a Verona o in altro luogo un lavoro che permetta a Olga di vivere e a Goran di godersi l’erba e il riposo. Quanto a Venezia via i piccioni, via i gabbiani, multa a un cavallo (uno!) solo turisti e grandi navi allora? Auguri Venezia forse un giorno non avrai più nemmeno i turisti.
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