Ci ho messo un po’ a capire cosa sia una nave.
Siamo rimasti per ore in attesa. Meno male che ho trovato qualche amico, che ho conosciuto cani e persone simpatiche, che Macri non mi ha lasciato chiusa in macchina, che sono riuscita a trovare un fazzoletto verde per fare la pipì.

Macri lo sa che non riesco a fare pipì sul cemento o sull’asfalto. Ho bisogno d’erba io. Così sono abituata. Quanto mi scappava!
Nell’attesa, ogni tanto siamo andate a vedere come stavano le gatte. Povere, dentro i loro trasportini, intontite dal calmate che Macri ha dato ad entrambe.
A casa avevo anche preso paura perché a un certo punto ho visto la Olga distesa per terra che miagolava. Mi sembrava davvero che stesse male. E invece stava dormendo profondamente. Le sono bastate poche goccine per crollare. Cosa che non è successo per la Kiki che per ore ha cercato di aprire la portina del trasportino.
Povere gatte. Loro chiuse e io libera. Stavo male a sentire miagolare. Non so bene chi siano, ma ci sono affezionata.

Quando finalmente siamo salite in nave e avevamo tanta acqua attorno (il mare, giusto…o meglio ancora la laguna ho sentito dire da Macri e Massimo), ci hanno portato in cabina. O meglio ci sono andata da sola perché Macri aveva le mani occupate con i trasportini. Così l’ho seguita, confesso un po’ impaurita.

La stanza che si chiama cabina era piccola: due lettini, un bagno e una specie di armadio. Macri ha liberato le gatte. Olga e Kiki prima si sono rifugiate sotto la cuccetta, poi hanno cominciato ad esplorare la cabina. E mi hanno fatto le feste!
Ci sono rimasta strana. Kiki miagolando è venuta a sfregarsi sul muso. Olga mi ha fatto vedere il sedere con la coda bella dritta. Nessuna delle due aveva paura di me!

Ho capito: l’unione fa la forza. La convivenza in pochi metri quadrati può essere difficile, ma in fondo noi tre ci vogliamo bene. Anche se parliamo lingue diverse.