Il giardino dell’Upupa

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Procne, stanca di vivere tra i barbari, accetta di ospitare la sorella Filomela e, anzi, si reca di persona ad Atene per scortarla.

Ma Filomena è bellissima e  infiamma il corpo di Tereo, marito  di Procne. Tereo   violenta la ragazza, poi le taglia la lingua e la imprigiona per impedire che essa racconti la sua disavventura.

Lo stupratore dimentica, però, l’abilità nel tessere delle donne ateniesi: Filomela, nell’impossibilità di accusare il suo aguzzino, ricama su una tela le sue sventure e la manda in dono a Procne.

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Il dolore della moglie, tradita e offesa, è incommensurabile. E la vendetta funesta.

Procne libera Filomela e imbandisce per il marito senza limiti un banchetto crudele: il figlio Iti,  cinque anni, viene fatto a pezzi e servito, un po’ in umido un po’ arrosto, al padre snaturato.

Mentre loda la qualità delle carni, Tereo domanda a più riprese del figlio. Pu Pu, dice che in greco significa “dove”?  A un certo punto la madre crudele getta sul piatto la testa di Iti, rendendo il marito pazzo di dolore.

Come sempre succede nella mitologia greca, appare una dea che, a perenne monito , trasforma Filomela in rondine (incapace di  cantare perché priva di lingua), Procne in usignolo e Tereo in upupa, che riempie il cielo e le notti dei suoi strazianti versi: pu, pu, “dove? Dove?

Il mio giardino greco è abitato da alcune coppie di Upupa.

Quando il sole è ancora tiepido, le vedo volare da un cespuglio all’altro, passeggiare sul prato, sostare sul muretto.

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Ogni tanto, un rumore improvviso le agita. Alzano la cresta e si guardano attorno sospettose prima di riprendere il volo e mostarmi tutta la bellezza della loro livrea colorata.

La Grecia è terra di Upupe. Sebbene nell’ultimo decennio sia stata notata una diminuzione della popolazione sia nella parte orientale del paese che in Turchia.

Qui da me stanno bene visto che sono ghiotte delle crisalidi della processionaria del pino che ad agosto ripopoleranno, minacciandola, la vicina pineta.

Nell’antico Egitto e nella Creta minoica, l’Upupa era considerata sacra e veniva disegnata su muri e tombe. Fu un’upupa a salvare Mosè e i figli d’Israele (non a caso nel 2009 è stato scelto come l’uccello nazionale di Israele.) mentre in Iran questo uccello era visto come un simbolo di virtù.

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