Pippo, un ippopotamo in giardino

Chissà cosa avrà pensato il piccolo Cesare quando il papà gli portò a casa quell’animale grandioso che fino a quel momento aveva visto nei libri. O forse in qualche zoo.

E chissà cosa avrà pensato lui, quell’animale grandioso, a vedersi trasformata la vita che lo catapultava da un tendone di circo, dove certo non se la passava bene, a immensi campi coltivati, fra vigneti e oliveti.

Fu così che Pippo l’ippopotamo, alla metà degli anni Sessanta, dopo essere stato scartato da un circo di passaggio a Bussolengo, a nord di Verona, si ritrovò a vivere a casa Avesani, in quegli stessi spazi che oggi ospitano il Parco Natura Viva.

Chissà cosa avrà pensato. Di certo è stato benissimo perché fra quelle colline è vissuto per 40 anni, morendo il 18 gennaio 2009, presumibilmente a un età di oltre 50 anni.

“Era la metà degli anni ’60 – ricorda Cesare Avesani Zaborra – e l’allora sindaco di Bussolengo chiamò mio padre, l’architetto Alberto Avesani, per cercare un ricovero permanente per un vecchio ippopotamo, scartato da un circo di passaggio. Tra i sentieri che percorriamo oggi, in quegli anni c’erano campi coltivati, vigneti e oliveti. Di certo non sarebbe mancato lo spazio e mio padre accettò”.

Pippo negli anni '70
Pippo negli anni ’70

Così arrivò Pippo e così – era il 25 giugno 1969 – iniziarono le gite domenicali delle famiglie veronesi, incuriosite da un animale mai visto prima.

Pippo vide passare più di 3 milioni di bambini e gli adulti di oggi, ancora ricordano il suo enorme muso benevolo e il modo in cui lo salutavano ad alta voce.

Ma Pippo non potè mai condividere il proprio reparto con nessun altro esemplare poiché – a causa del modo in cui era stato allevato – era in grado di relazionarsi solo con l’uomo, nei confronti del quale si dimostrava profondamente mansueto e socievole.

Quel simpatico ed enorme pet cambiò la vita a Cesare Avesani Zaborra, oggi direttore scientifico del Parco veronese. Fu lui, l’ignaro e felice capostipite del Parco Natura Viva  dove da mezzo secolo si lavora perché la biodiversità possa vivere prima o poi, al riparo da ogni minaccia.

La statua di Pippo
La statua di Pippo

Quando il Parco Natura Viva aprì i cancelli al pubblico per la prima volta, lui era lì, testimone e ospite. Ed era lì con il piccolo Cesare che sognava una casa piena di animali. Animali salvati dalle cattiverie degli umani. Animali che stanno scomparendo dal mondo. Animali ultimi testimoni di un mondo che stiamo distruggendo.

Non amo gli zoo. No, non li amo proprio. Ma, come mi spiegò un giorno la mitica Jane Goodall, oggi è meglio avere uno scimpanzé vivo e al sicuro in un parco zoologico di ultima generazione (quindi attento ai bisogni etologici delle specie) che non averne alcuno in libertà.

Pippo è ancora lì a salutare i bambini. Con la sua anima leggera e con una statua in bronzo che campeggia di fronte all’ingresso principale, dalle fattezze perfettamente identiche alle sue.

Era il 18 gennaio del 2009, quando morì ad un’età imprecisata che molto probabilmente superava i cinquant’anni. E mentre quest’anno il Parco Natura Viva celebra il mezzo secolo di attività, quest’oggi cade precisamente il decennale dalla morte dell’animale che – letteralmente – lo fondò.

Un commento Aggiungi il tuo

  1. francesca valensise ha detto:

    Un motivo in più per definire i circhi con animali “luoghi di tortura legalizzati”.
    Pippo è stato fortunato, almeno lui…

    "Mi piace"

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