Il dossier 2016 della Lav sul randagismo stima che in Italia ci siano 600mila cani randagi e ben 2 milioni e mezzo di gatti.
Nonostante questi numeri i gattili sembrano pressoché assenti: solo 79 strutture su tutto il territorio nazionale.
Scarsi, anzi scarsissimi e incompleti sono i dati sulle colonie feline, il cui primato è detenuto dalla Lombardia, con 11.595 colonie nel 2015. Seguono il Veneto (7.682), le Marche (6.072) e la Toscana (5.341). Nel 2015, infine, sono stati sterilizzati soltanto 50.513 gatti.
Oggi sono andata a fare il passaporto europeo a Olga, la mia gatta più giovane. Mentre ero in attesa, un veterinario mi ha avvicinato e mi ha fatto i complimenti perché ho messo in microchip sia a Olga che a Kiki, l’altra gatta. Il microchip ai gatti in Italia non è obbligatorio come per i cani e, in proporzione alla popolazione felina, pochissimi sono gli animali che ce l’hanno.

Questione di responsabilità, mi spiega il veterinario. Ai gatti vaganti si pensa solo a dar da mangiare. Non a curare, men che meno a sterilizzare. Soprattutto nelle campagne.
Ne so qualcosa visto che il mio vicino di casa ogni anno “produce” una ventina di gattini anche se alla fine, falcidiati dalle malattie, ne rimangono si e no la metà.
Eppure, i dati sono espliciti in questo senso, sterilizzare è l’unica via per evitare che la popolazione cresca a dismisura pagandone tutte le conseguenze.
Il cartello che vedete, e che è appeso al Canile sanitario di Ponzano Veneto, nel trevigiano, dà veramente i numeri (incredibili) del problema.