Thomas ha iniziato a montare a cavallo, e a scoprire il mondo dei cavalli, quando aveva già 45 anni.
Anche alla mia amica Mara è andata così: prima si è innamorata di un’ex galoppina (Calandrina), poi ha accolto con sé il vecchio professore francese Bou, poi ancora due ex trottatori, Brai e Gastone, che senza di lei avrebbero fatto una brutta fine. E infine si è spostata dalla città alla campagna per averli tutti e quattro sotto casa.
D’altra parte lo si sa: gli amori della terza età sono i migliori.
A dimostrazione di ciò c’è questa struggente lettera d’amore che Thomas ha scritto alla sua amata cavalla Lola e che pubblico integralmente. La dedico a Margherita, purosangue irlandese e mio grandissimo amore.

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Cara Lola,
Ho una confessione da fare. Il giorno dopo che ti ho portato a casa, dall’asta, ero arrabbiato e risentito.
Non verso di te, ma verso l’uomo che ti aveva portato lì. L’uomo che mi aveva detto che eri sana e che invece ti aveva dato degli antidolorifici per farti sembrare come eri. Quando l’effetto dei farmaci svanì, tu, Lola, non riuscivi più a camminare.
Il danno, avrei scoperto in seguito, te lo eri fatta durante l’ ultima gara di una breve ma fortunata carriera. Un danno che avrebbe richiesto molto tempo e molte cure per essere superato. Questo è ciò che mi ha fatto arrabbiare. Non sapevo se avessi potuto sopportare ancora una volta tutto ciò.
Un sacco di gente mi ha dato consigli. Dall’eutanasia al metterti gravida. Qualcuno mi ha anche suggerito di riportarti all’asta e consegnarti così a un destino incerto.
Io ho scelto semplicemente di andare avanti. E di accettare la vita così come è.
Non c’era davvero alcuna decisione da prendere. Ti avevo promesso, quando ti ho caricata sul trailer prima di lasciare l’asta, che non ti avrei mai fatto del male e che avrei sempre fatto tutto il possibile per darti la migliore vita possibile. Ho molti difetti, come probabilmente avrai scoperto, ma mantengo le mie promesse.
Quante lacrime ho versato sulla tua criniera quando eravamo da soli. Mi sentivo spaventato.
Pensavo ai futuri mesi di cure e spese mediche, alle probabilità che tu non ti saresti ripresa. Temevo di sbagliare e fallire. È così che la mia mente funziona a volte, specialmente quando ho paura. Ma la vita viene vissuta un giorno alla volta. Ed è così che siamo riusciti ad andare avanti: un giorno alla volta.
Mi hai lasciato avvolgere le tue gambe fino a quando non sono diventato abile e non hai mai perso la pazienza con me. Sei rimasta immobile quando ti facevo le docce d’acqua fredda e mi hai lasciato camminare al tuo fianco, senza lamentarti, anche se so che non ne avevi voglia.
Sembrava che tu sapessi che avevo bisogno di incoraggiamento. Ogni volta che venivo da te, dopo un’assenza di 30 secondi o quattro ore, eri sempre capace di esprimere gratitudine in un modo in cui un essere umano potesse capirlo.
Giorni su giorni, che sono diventati settimane e poi mesi. Lentamente il tuo corpo è diventato di nuovo sicuro. Ero cauto quanto tu eri ansiosa. Un giorno, sei scappata dal tuo paddock : il tuo entusiasmo e le tue galoppate ci hanno fatto tornare indietro di molti mesi.
Allora, mi spiace, sono diventato doppiamente cauto.
In qualche modo sei riuscita a scappare di nuovo. Mentre ti guardavo da casa, ero atterrito. Ma anche impressionato dalla tua bellezza mentre correvi libera e felice di essere di nuovo un cavallo. Ed ero anche pietrificato dalla prospettiva di un’altra battuta d’arresto.
Mi immaginavo tutte le possibili conseguenze della tua avventura. Ma non è successo nulla. Tu sapevi molto meglio di me come stavi. Eri guarita!
La fortuna è rimasta con noi anche quando abbiamo trovato un allenatore che conosceva le esigenze uniche dei purosangue fuori pista come te. Lui mi ha insegnato a essere paziente con te e a te ha spiegato come continuare a essere paziente con me.
Ho imparato cosa significa essere un cavallo da corsa e tu hai imparato …non so cosa … forse i modi di un ragazzo un po’ anziano che molti amici vedevano meglio su di un campo da golf e non su ex cavalli da corsa.
Tu ed io, un po’ alla volta, abbiamo imparato a parlare la lingua l’uno del l’altro.
Lola, tu sei più di un semplice cavallo di talento. Non sei il mio primo cavallo, né il primo cavallo con cui mi sono legato. Sei la mia prima cavalla, la mia prima purosangue e il mio primo cavallo da corsa.
Altri cavalli mi hanno permesso di entrare nel loro mondo. Tu mi hai sempre fatto sentire parte del tuo. Hai sempre cercato di essere un cavallo migliore per me. E a me fai venir voglia di essere un uomo migliore.
Fin dalla prima volta che ti ho incontrato all’asta, non solo ho provato commozione: mi sono sentito subito legato a te. Il tuo occhio scuro, gentile e liquido, mi diceva che tu provavi lo stesso sentimento. Non stavi supplicando … già lo sapevi che ti avrei portata via con me.
L’altro giorno ho ritrovato il biglietto da visita dell’uomo che ti aveva portato all’asta. Aveva un piccolo simbolo religioso su di esso che una volta, cinicamente, pensavo dovesse essere stato messo lì per gettare gli incauti fuori pista, per aspettarsi onestà e affidabilità laddove non c’era. Per un po’ ho provato risentimento.
Ma poi ci ho ripensato: quell’uomo è stato solo uno strumento nel piano di qualche potere superiore, un piano per unire le nostre due anime.