Quella gamba spezzata e quel dolore nel nome della tradizione

Si chiamava Il Muletto e aveva cinque anni il cavallo che domenica scorsa è stato sacrificato sull’altare della tradizione e del turismo alla Sartiglia di Oristano. Il suo cavaliere, Giorgio Sanna, si è chiaramente accorto di quello che stava accadendo al suo compagno di corsa. Ma ha proseguito la gara.

E’ successo quasi subito quello che la Fondazione Sa Sartiglia definisce vergognosamente  un “infortunio dovuto al caso e non imputabile a cause specifiche se non a una normale dinamica di corsa”.

Il Muletto a un certo punto ha “perso” il posteriore sinistro. Forse una buca nel tracciato. Forse un infortunio di vecchia o recente data. Forse una forma artrosica di cui i veterinari non hanno tenuto conto e che ha contribuito alla frattura per aver messo la zampa sotto sforzo.

Secondo Roberta Ravello, esperta di cavalli e fondatrice di Horse Angels, “fin dalle prime battute il cavallo sembra avere problemi al posteriore”.

La realtà è che Il Muletto ha continuato la corsa con il posteriore sinistro che penzolava. Tutti hanno visto. Il cavaliere che si è accorto della spinta posteriore diversa e sbilanciata. Il pubblico che ha cominciato a portare le mani alla bocca in segno di orrore. Chissà se qualche veterinario avrà visto quel che stava accadendo a Il Muletto.

Nonostante il dolore, Il Muletto è andato avanti. Chissà nella sua memoria c’erano forse le corse e le gare cui sarà stato sottoposto dai 2,3 anni di età come tutti i galoppini. Due, tre anni, era un puledro con le ossa non ancora completamente sviluppate. Un puledro condannato a finire presto di correre negli ippodromi e costretto, per sopravvivere, di passare alle corse “minori”, quelle di “orgogliose tradizioni storiche”.

Il Muletto, con il suo lungo sacrificio di dolore, ha portato agli occhi del mondo per lunghi minuti cosa significa la tradizione quando sfrutta gli animali.

Una volta arrivato al traguardo, il giovane sauro è stato fatto sparire velocemente. Si è scritto che è stato portato all’Università di Sassari e lì messo a dormire per sempre. Altri 120 chilometri, quelli che separano Oristano da Sassari, di dolore.

“Procederemo a denunciare i responsabili. Per tale ragione chiediamo che si dia immediatamente seguito a tutti gli accertamenti dovuti, a partire dall’autopsia indipendente sul cadavere del cavallo, per verificare la dinamica dell’incidente e appurare le responsabilità connesse” ha annunciato  la LAV, da sempre contraria a manifestazioni che utilizzano animali e che da sempre ne chiede l’abolizione.

La tragica morte di domenica, infatti, si aggiunge alle altre avvenute durante le precedenti edizioni della Sartiglia:  sarebbero infatti quattro i cavalli morti negli ultimi anni, durante la giostra.

“Ci chiediamo come sia possibile che la manifestazione sia stata autorizzata, visti i precedenti della Sartiglia, la protesta per i controlli anti doping e alcol test disposti dalla questura – commenta Nadia Zurlo, responsabile settore Equidi LAV, che aggiunge – è paradossale che si scioperi per gli eccessivi controlli, proprio mentre un animale muore in modo terribile sotto gli occhi del pubblico. I controlli sono necessari, eppure a quanto pare, si rivelano inadeguati ad evitare un’ennesima tragica morte. Quella di ieri è la messa in scena di una tragedia annunciata, non un semplice incidente né una fatalità!”.

Mentre scrivo queste righe, seguo la diretta dalla Sartiglia. Ci si prepara a una nuova corsa. La morte di un cavallo non ferma la “tradizione”. Lo spettacolo può andare avanti.

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